Infezione batterica da Listeria monocytogenes acquisita per via transplacentare o durante o dopo il parto.
Un'infezione transplacentare da Listeria monocytogenes può determinare una infezione fetale disseminata con formazione di granulomi (p. es., in fegato, ghiandole surrenali, tessuto linfatico, polmoni e cervello), denominata granulomatosis infantiseptica. L'aspirazione o la deglutizione di liquido amniotico o di secrezioni vaginali può indurre un'infezione perinatale. Sono state riportate delle infezioni ospedaliere.
SINTOMI
L'infezione nella donna gravida può essere asintomatica o essere caratterizzata da una batteriemia primaria, che si manifesta come una malattia simil-influenzale non specifica. Nel feto e nel neonato le manifestazioni cliniche dipendono dall'epoca e dalla via di infezione. Si possono comunemente avere aborto, parto prematuro con amnionite (con un caratteristico liquido amniotico bruno, scuro), nato morto o sepsi neonatale.
L'infezione può manifestarsi entro ore o giorni dalla nascita oppure a distanza di parecchie settimane. I neonati con malattia a esordio precoce sono di solito di basso peso alla nascita con complicanze ostetriche associate e mostrano segni di sepsi con insufficienza circolatoria o respiratoria, o entrambe. Quelli con forme a esordio ritardato sono neonati a termine, in precedenza sani che manifestano meningite o sepsi.
DIAGNOSI
Il germe può essere coltivato mediante prelievi dal cordone ombelicale o da vasi periferici; dal LCR del neonato, dall'aspirato gastrico e dal meconio; dalle lochiazioni e dall'essudato vaginale e cervicale della madre; e dalle parti di placenta macroscopicamente colpite.
In ogni donna gravida con malattia febbrile si deve eseguire un prelievo di sangue e un tampone cervicale per eseguire una coltura per L. monocytogenes. Un neonato malato, nato da madre con listeriosi, deve essere indagato per sepsi. L'esame del LCR mostra una prevalenza di cellule mononucleate. Gli strisci colorati con il metodo di Gram sono spesso negativi, ma possono mostrare forme coccobacillari polimorfe, variabili alla colorazione di Gram, che non devono essere interpretati come contaminanti difteroidi. I test sierologici non sono utili.
La mortalità neonatale, che va dal 10 al 50%, è più alta nei bambini con malattie a esordio precoce.
PROFILASSI
Devono essere evitati prodotti alimentari che possono essere contaminati da L. monocytogenes (p. es., prodotti freschi non pastorizzati o verdure esposte a feci o a lettiere di stalla), poiché essi causano infezioni materne e fetali. La donna in gravidanza che ha partorito precedentemente un neonato infetto deve eseguire, durante il 3o trimestre di gravidanza, tamponi colturali cervicali e una coprocoltura per identificare lo stato di portatore di L. monocytogenes. Un trattamento profilattico deve essere effettuato, prima o durante il parto, per prevenire una trasmissione verticale; tuttavia, l'utilità di questo trattamento non è provata.
TERAPIA
Si preferisce il trattamento iniziale con ampicillina associata a un aminoglicoside. È stato dimostrato il sinergismo tra ampicillina o penicillina e un aminoglicoside o rifampicina, anche il trimetoprim/sulfametoxazolo e l'imipenem sono attivi contro L. monocytogenes; tuttavia tali schemi terapeutici non sono stati valutati nel neonato. Dopo aver ottenuto una risposta clinica l'ampicillina può essere somministrata da sola.
Un ciclo di 14 giorni è in genere soddisfacente, ma resta sconosciuta la durata ottimale. Al neonato con sepsi devono anche essere somministrati altri farmaci aggiuntivi. Nei neonati gravemente infetti devono essere prese delle precauzioni riguardo a drenaggio/secrezioni.