Processo infiammatorio che interessa contemporaneamente un osso e il midollo osseo che vi è contenuto è di natura infettiva, provocato da germi che giungono all’osso per via sanguigna da focolai di infezione localizzati altrove (per es. infezioni urinarie, infezioni dentarie, polmoniti), o nel corso di malattie infettive generali dell’organismo (per es. setticopiemie, tifo, brucellosi), o per propagazione di processi infettivi vicini (per es. ascessi, artriti purulente), o per infezione diretta dell’osso dall’esterno (per contaminazione di fratture ossee aperte, ferite da arma da fuoco ecc.) a volte la fonte dell’infezione rimane inapparente (o. primitiva). Può colpire a qualsiasi età ma è molto più frequente nell’età infantile o nell’adolescenza può verificarsi anche nel lattante o più raramente nell’adulto.
CAUSE
Gli agenti eziologici di questo processo infiammatorio sono i comuni piogeni e in particolare gli stafilococchi. La porta di ingresso attraverso cui i germi entrano in circolo nel sangue, per andarsi poi a fissare nell’osso, può essere riconosciuta in una tonsillite, in un foruncolo cutaneo, in una infezione del cordone ombelicale (nel neonato), ma il più delle volte è inapparente. I germi penetrati nel sangue si arrestano quasi sempre nella metafisi delle ossa lunghe, specialmente quelle dell’arto inferiore, dove esiste del tessuto osseo spugnoso con molti vasi sanguigni perché lo scheletro in età infantile è in piena attività di sviluppo.L’o. è quindi più frequente al femore, tibia, perone molto meno all’omero, radio, ulna e generalmente colpisce un osso solo.
CLINICA
Si manifesta come una malattia improvvisa con febbre alta e sepsi, o con sintomi locali a livello dell'osso colpito (dolore, tumefazione, arrossamento cutaneo) e limitazione nel movimento
DIAGNOSI
Laboratorio: leucocitosi neutrofila, aumento della VES, emocultura, coltura del pus subperiostale.
Indagini strumentali: scintigrafia ossea con tecnezio pirofosfato, TC, Rx dell'osso.
L’esame radiografico è positivo solo dopo 2-4 settimane dall’inizio della malattia, quando permette di rilevare i primi segni di lesione dello scheletro sotto forma di zone di osteoporosi a chiazze
e di un addensamento del periostio a strati esili sovrapposti. In fase
subacuta o cronica si apprezzano sia l’addensamento ed ispessimento del
segmento scheletrico sia i sequestri.
TERAPIA
La terapia delle forme acute si basa sull’immediato impiego di antibiotici ad ampio spettro di azione ed elevato dosaggio. L’arto interessato deve essere tenuto in assoluto riposo impedendo il carico (paziente a letto) o immobilizzandolo in apparecchi gessati. Gli antibiotici, efficacissimi all’inizio della malattia, perdono validità a mano a mano che passa il tempo e il processo tende a cronicizzarsi perché si creano barriere di tessuti privi di vasi sanguigni che impediscono il passaggio del farmaco a livello del focolaio di infezione. Se le cure antibiotiche non riescono a dominare la forma acuta è necessario incidere la cute e il periostio onde mantenere aperta una strada al pus perché fuoriesca senza intaccare l’osso. Se il trattamento è corretto la guarigione è rapida e sicura. Nella forma cronicizzata e nelle osteomieliti croniche secondarie se vi sono grossi sequestri facilmente aggredibili chirurgicamente è opportuno asportarli, previa apertura ampia del canale midollare, resezione dell’osso eburneo, svuotamento degli ascessi ossei e delle parti molli, e infine asportazione dei tragitti fistolosi. In alcuni casi è meglio lasciare alla natura il compito di continuare lentamente la battaglia contro l’infezione finché si raggiunge uno stato di inattività, anche permanente, del focolaio settico.
Antibiotico
Neonato: Oxacillina, Gentamicina, Cefotaxima
< 3 anni: Oxacillina, Cefotaxima, Ceftriaxone
> 3 anni: Oxacillina, Clindamicina, Cefazolina